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      Però, come Fortunella gli aveva parlato di religione, ei si fece pitturare sul braccio delle belle anime del purgatorio che si voltolano nelle fiamme, e si tenne per aggiustato col cielo.
      In questo mentre, il lastrico della città gl'insegnava non poche cose.
      In contatto col mondo, messo a limite nelle sue inclinazioni, subendo di già la legge del più forte, alle prese con i bisogni e con le aspirazioni che sorpassano sempre le latitudini della miseria e si slanciano in quelle del lusso, costretto ad osservare, a riflettere, ad attendere, egli studiava la città come il selvaggio studia le savanne.
      Egli apprendeva a pensare senza accorgersene. E le lezioni non gli mancavano, perocchè il vizio, quando non è il delitto, e mica ancora la brutalità, diviene un gran maestro di scuola.
      Il vizio è la lotta che si stabilisce fra quello che è regola per molti e quello che è ostacolo per taluni. Gabriele non conosceva la regola, perchè alcuno non gli aveva insegnato ciò che sia dovere e ciò che sia diritto; ma egli subiva l'ostacolo ed assottigliava la potenza del suo spirito per demolirlo.
      Due fatti colpirono il suo spirito.
      Un giorno, passando davanti al convento di Santa Maria Nuova, e' vi vide accalcata una cinquantina di persone, vecchi storpi e cenciosi, e fanciulli di sette od otto anni sparuti e nudi. Tutta questa gente aveva un coccio smussato sotto il braccio. In aspettando, recitava il rosario ed uccideva i pidocchi. I fanciulli acchiappavano le mosche. Quello spettacolo divertì Gabriele: si fermò. Ad un tratto, la porta del convento si aprì, e vide comparir sulla soglia un frate estremamente grasso ed oleoso, il volto acceso ed inzaccherato di tabacco, di brodo e di vino.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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