Lo conducevano ove volevano - e sempre male.
Arrivati a destino, i lazzaroni, sempre rispettosi fin là, prendevano una cert'aria di dignità. Se erano sei, uno solo entrava nella camera, gli altri restavano alla porta. Il viaggiatore faceva un calcolo più meno giusto e pagava. Ei credeva pagar tutto. Il lazzarone guardava la moneta ricevuta, la voltava e rivoltava nella palma della mano, squadrava la sua pratica dalla testa ai piedi, alzava infine le spalle con disprezzo ed usciva. Il viaggiatore respirava.
Ma ecco che il secondo si presenta.
- Eccellenza.....
- Cosa è?
- Ebbene!, ma io vi ho portato il vostro sacco da notte, io.
- Eh! ma io ho pagato il tuo camerata per tutti. Domandagli la tua parte.
- Che cosa mi riguarda ciò, a me? Conosco io forse il mio camerata, io? Vi aveva io detto di dargli la mia parte, io?
Il viaggiatore pestava, e poi pagava ancora e respirava di nuovo.
- Eccellenza, il povero facchino che ha portato il vostro baule.
- Come, il mio baule? Ma io ho pagato. Ne ho anzi pagato due.
- È impossibile, ma me no, eccellenza.
- Te, te, te ho pagato per tutti. Va al diavolo.
Il lazzarone che aveva cominciato per dar dell'eccellenza al suo paziente, abbassa di un grado i titoli.
- Ma signore, io non posso andare al diavolo prima che non mi abbiate pagato. Io mi sono slogato le ossa per trascinare il vostro miserabile cassettone. Credete che ciò sia per i vostri bei baffi da carbonaro, eh?
- Io non do più un soldo. Fuori di qui!
- Tu ti burli di me dunque eh! il calabrese? Io ho gittata la mia anima a carreggiare il tuo lurido cataletto, e tu mi pagherai.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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