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      Poscia, accomiatandosi, gli davano il permesso di rivelare i secreti della conversazione, - di dir perfino che quel giorno il signor S. Pietro aveva la barba mal pettinata, e messer S. Luigi, il gesuita che non aveva mai guardato in viso sua madre, la marchesa di S. Gonzaga, aveva fatto l'occhiolino a Santa Filomena.
      D. Placido rappresentava la sua messa e raccontava queste cianche intime al popolo nella sua chiesa del Gesų Vecchio, due ore prima dell'alba. La chiesa, rischiarata solamente da sei piccole candele sull'altare era suffusa nelle tenebre, e si commettevano lė pių turpitudini che i primi cristiani non ne attribuirono mai ai pagani. Il popolino frequentava moltissimo il Gesų Vecchio e si divertiva a scialo di quelle storie pittoresche e straordinarie.
      Gabriele, come gli altri napoletani, aveva pių superstizione che religione. Tutta la sua pietā si limitava all'impressione delle anime del purgatorio sul braccio, a portare al collo lo scapolare della Madonna, a far magro tre giorni la settimana. Ed ecco tutto. Fanciullo, era ito alla chiesa per rubare le pezzuole: pių tardi, per incontrarvi una innamorata ed udirvi della bella musica. Vi andava adesso, per veder Concettella in veste da domenica. Ma sul punto d'intraprendere una lotta mortale, e' volle pregar Dio, onde invocarlo a giudice della buona causa, che ei credeva esser la sua. Entrō dunque nella chiesa del Gesų Vecchio all'alba, e pregō. Pregō senza sapere nč come nč perchč. Dopo, raggiunse l'amico e partirono insieme pel luogo del duello.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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