Gli è che il lazzarone tirava la sua sussistenza dal borghese. Se il borghese diffidava di lui, se non lo trovava assai umile, e' cessava dal fargli fare le sue commissioni, come nel 1848, ed il lazzarone moriva di fame. Ecco perchè quei plebei, che avevano resistito all'esercito francese della Repubblica, si lasciavano battere dal popolo grasso, dominare dalla polizia, mettere a partito da tutti. Un signorino napolitano si sarebbe creduto disonorato se egli avesse trattato un lazzarone come un uomo, se gli avesse dato del voi, se gli avesse parlato altrimenti che con disprezzo, se lo avesse comandato con dolcezza, se fosse stato giusto, se avesse per lo meno sospettato che il lazzarone era suo eguale innanzi a Dio, al mondo ed alla legge, se avesse tollerato un'osservazione, se avesse risposto altrimenti ad un lamento di lui che con un calcio od una ceffata, se lo avesse toccato altrimenti che col bastone, se ne avesse avuto pietà, se lo avesse compreso in fine e l'avesse rispettato nei suoi sentimenti, nel suo onore e nella sua dignità. Il lazzarone era pel borghese un ignobile bruto, impastato di vizi e di laidezze, - res nullius! - e lo è ancora.
Il governo trafficava del borghese, questi del lazzarone. Homo homini lupus! Il borghese però lo respingeva: il re se ne impadronì.
Ma ritorniamo a Gabriele.
Egli fece medicare il suo braccio ed andò a visitare Concettella. Non le disse sillaba di ciò che aveva allora fatto per lei. Ma nella sera, ella ne fu istruita.
Io delineo la situazione di questa giovinetta con una parola: ella sarebbe divenuta con gioia la ganza di Gabriele, se Gabriele glielo avesse domandato: ma ella voleva essere la moglie di Filippo.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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