Ella amava Gabriele, valutava Filippo.
Ella sentiva troppo per non indovinare qual godimento doveva esservi nell'amore di quel bel giovanotto. Ma ella calcolava altresì che varietà, che durata di piacere doveva esservi nel divenire la moglie di un giovane ricco, cui si accordava dello ingegno, cui si stimava, ed in cui vi era la stoffa di un capo-popolo. Ella non sarebbe stata più chiamata la sì Concettella, ma la majesta, proprio come re Nasone chiamava la formidabile regina Carolina.
Laonde ella non esitò, il dì seguente, a recarsi a visitare Filippo all'Ospedale. Questa visita per l'uno, questo silenzio per l'altro dei due innamorati diceva tutto. Gabriele lo comprese, come egli aveva compreso l'estensione delle inclinazioni di Concettella per lui. Una rivoluzione si produsse nel suo spirito.
- Se io fossi ricco, si disse, Concettella sarebbe a me. I miei cenci sono il mio delitto. Più di cenci dunque. Abbiamo una giacca di velluto, delle scarpe, dell'oro!
L'oro a Napoli è alla portata di chiunque ne vuole. Non si tratta che di aver fortuna: aver qualche ducato ed indovinare tre numeri. L'era semplice. L'era più che semplice, era tentante. La lotteria è il frutto proibito del popolo.
Si era al giovedì. I numeri del lotto si tiravano il sabato.
Vi erano a quell'epoca, e vi sono forse ancora, dei monaci famosi appo il popolo a causa della scienza della divinazione dei numeri del lotto. La polizia accreditava la loro reputazione, perchè questa credenza sviluppava il gusto pel giuoco e quindi i profitti dell'erario.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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