- Sta in guardia, Concettella, le ripetè Gabriele vedendola partire. Tu mi hai detto: a te per tutta la vita! Guai a te, guai alla persona che tu ami, se tu mi tradisci!
Concettella ritornò a Napoli lo spirito smarrito e colpito da mille presentimenti. Sognava, vegliando, bagno, prigione, coltelli, ghigliotina, sangue, aveva un tremore continuo: il brivido circolava nelle sue vene. Arrivò a Napoli a mezzodì e corse a casa per trovare nella conversazione di Don Diego una diversione al suo delirio interno. Don Diego era uscito. L'aspettò con ansietà. La notte giunse. Don Diego non rientrò. Ecco mezzanotte che suona. Ecco un'ora, poi due, poi tre, poi il mattino, poi mezzodì dell'indomani, poi la notte ancora e mezzanotte ed il giorno e la sera del terzo dì; ma Don Diego non compare. Ella s'informa ai vicini. Nessuno sa dargli il minimo ragguaglio. Concettella piangeva come una grondaia in un acquazzone; si strappava i capelli e lacerava il viso ed i panni; ma Don Diego non appariva. A chi domandare aiuto? a chi indirizzarsi per un consiglio? I giorni passano; poi le settimane. Concettella lo credè partito, scomparso, morto. Cominciò a correre la città come una forsennata, gli occhi dappertutto, il naso al vento, le orecchie tese. Non l'ombra di una traccia. La disperazione la guadagnò.
Infine, circa un mese dopo la sparizione del prete, Concettella udì un mattino un vivacissimo tintinnìo(28) all'uscio.
- Gli è lui, gridò ella barcollando di gioia.
Non era Don Diego, ma una giovinetta prodigiosamente bella che fece irruzione nell'appartamento, come un raggio di sole, dalla porta mezzo aperta, gridando:
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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