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      La mia confidenza in Dio m'impone di non dubitare di lui.
      - Padre mio, Dio e la polizia non vanno insieme, osservò Bambina. Gli è il conte di Altamura che ha fatto arrestare mio fratello; gli è a lui che mi rivolgerò.
      Questa risoluzione turbò il gesuita.
      - Figliuola mia, il conte di Altamura porta un altro nome che io non vi ho detto ancora. Gli è più facile di arrivare al re che a quest'uomo, di cui s'ignora la dimora, che è dovunque ed in nessun sito. Una giovinetta come voi non bazzica in quel mondo di banditi e di spie, il cui solo fiato contamina e corrompe. Rinunziate a cotesta idea, irrealizzabile del resto. Quella gente non ha orecchio per la parola dell'innocenza. Essi vi prometterebbero, vedendovi così bella e così ingenua, vi strapperebbero un prezzo inestimabile per una promessa che non terrebbero; voi sareste vituperata ed infelice per nulla, forse anche per accelerare la fine di vostro fratello, il quale potria un giorno divenire un vendicatore.
      - Ma che volete che io faccia allora? urlò Bambina alzandosi.
      - Lasciatemi riflettere, riprese il gesuita. Venite a vedermi. Io avrò avvisato fra un giorno o due, quando sarò meglio ragguagliato.
      Bambina rigettò i suoi capelli dietro la testa, levò la fronte, fissò del suo sguardo gli occhi umidi del padre Piombini, lo prese per la mano con veemenza, e sillabando le parole sclamò:
      - Il dado è gittato! Io, io ho avvisato di già. Scegliete: la vostra anima per il mio onore.
      Il gesuita ritirò la sua mano dalle mani di Bambina e rinculò. Egli non si attendeva punto ad essere addossato così a questo dilemma del destino.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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