Quest'ordine, cui si calunnia tanto, aveva delle tenerezze di madre per i miei stessi smarrimenti. Tutto ciò mi è odioso al presente. Io divengo idiota. Io tradisco il mio ordine, nascondendogli dei fatti, degli attentati che potranno sconvolgere l'Italia, nella speranza che la società di Gesù sia spazzata dall'uragano e che io ritorni alla libertà. Voi avete fatto di me un miserabile. Voi mi domandate l'impossibile, e voi mi parlate ancora di... aggiornamento!
- Allora non mettete in conto l'avvenire e non favellate di amore. Sapete voi solamente cosa sia l'amore?
- Ahimè! nol so che troppo. Ma voi non considerate dunque che, domandandomi un secreto di Stato, a me, gli è un secreto di confessione, forse, che voi mi chiedete?
- Giustamente perchè lo so, v'indirizzo questa dimanda. Voi non siete certo nè ministro nè re. Ma voi siete il depositario di tante indiscrezioni, di tante rivelazioni; voi ascoltate tutti i gridi delle coscienze ulcerate o dubbie; voi sorprendete, senza ch'altri lo immagini, tanti pensieri sprofondati nelle sentine dei cuori; voi analizzate tanti fatti che, dai briccioli di tutti codesti echi, potete costruire l'edifizio di cui ho d'uopo per dar la scalata alla sorte.
- Ma tutti quei secreti sono inviolabili, figlia mia.
- Che? voi domandate l'onore di una giovinetta, e voi trovate che vi sia ancora qualche cos'altro d'inviolabile? Voi siete allora infame a freddo, ipocrita, o stolido. Continuate la vostra via, mio Reverendo, ed impiccatevi se mi amate. Voi non mi avrete giammai.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Italia Gesù Stato Reverendo
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