Poi e' disse alle altre persone che aspettavano per confessarsi ch'egli era indisposto, e lasciò il confessionale.
Bambina non ebbe la forza d'uscire dalla chiesa. La sua catastrofe era compiuta. Ella teneva già in mano il prezzo del suo onore: bisognava pagare adesso. Pagare? Orrore!
XVII.
Ma! se gli ambasciadori pure se ne mischiano!
Non era poi tutto il possedere un secreto di Stato; bisognava sapersene servire. Un congegno di guerra è una forza quando lo si sa adoperare: un cannone d'acciaio a retrocarica, nelle mani di un selvaggio è un imbarazzo.
Bambina si trovò dunque singolarmente imbarazzata quando ella fu in possesso di quell'arma, di cui suo fratello aveva con entusiasmo celebrato l'efficacia.
Per mettere in moto quella batteria occorreva arrivare fino al re stesso; perocchè e' sarebbe stato forse inutile, forse pericoloso, rivolgersi ai ministri.
Il P. Piombini si era sentito male dopo ch'egli ebbe affidato a Bambina quel terribile sésame ouvre-toi, e da due giorni non discendeva più al confessionale. Ella non poteva dunque dimandargli consiglio. Ella non concepì neppure l'idea di consultare lady Keith, la quale avrebbe certo domandato di penetrare più addentro in quel mistero e l'avrebbe probabilmente sventato. Bambina aveva giurato di non più vedere il barone di Sanza. Ella non aveva giammai visto certe altre persone di cui suo fratello le aveva ragionato: il farmacista Don Grazioso, ed i due amici del marchese di Tregle: il barone Colini e Don Gabriele, che vivevano con lui, in casa di lui.
| |
Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
|
|
Stato Piombini Bambina Keith Sanza Don Grazioso Tregle Colini Don Gabriele
|