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      - Entrate, signorina, disse egli infine, salutando pulitamente Bambina.
      Una doppia siepe di lacchè incipriati e gallonati salutò fino a terra. Il principe precede, aprendo la porta per lasciar passare Bambina. Essi traversarono così parecchie sale e saloni ed arrivarono al gabinetto particolare del principe. Bambina non vide nulla, non guardò a nulla. Si fermarono in quella stanzina, che non aveva altre porte. Bambina, senza esservi invitata, si lasciò cadere sopra un canapè. L'emozione l'aveva spossata. - Il principe di Schwartzemberg si assise a fianco a lei, all'altra estremità del canapè e si scoprì rispettosamente.
      Vi era nell'aria di Bambina qualche cosa di così serafico che imponeva. Impossibile di supporre in lei la minima cosa di equivoco e di vergognoso. La trasparenza de' suoi occhi riproduceva le più piccole ondulazioni del suo cuore. Il meno osservatore avrebbe affermato, vedendola, ch'ei non aveva a fare con una avventuriera. Poi Bambina possedeva una di quelle bellezze fulminanti che paralizzano l'anima come la scossa della torpedine: si restava da prima abbarbagliato, poi fascinato. Il principe la contemplava senza interrogarla, per paura di vedere l'apparizione dileguarsi troppo presto, e per rispetto. Bambina dal canto suo, vivamente imbarazzata, tacevasi, attendendo per deferenza che l'ambasciadore le avesse diretta la parola.
      - Signorina, disse infine il principe di Schwartzemberg per venirle in aiuto: a chi ho l'onore di parlare?
      - Signore ambasciatore, rispose Bambina, il mio nome non vi apprenderebbe nulla quando lo avreste conosciuto.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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