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      Bambina giunse alle dieci. La s'introdusse immediatamente. Il principe gridò, scorgendola:
      - Il re vi riceverà a mezzodì, a Capodimonte, signorina. Noi abbiamo quindi un'ora da attendere. Cosa posso io per farvela passare aggradevolmente?
      - Se io fossi divota, signor ambasciatore, vi supplicherei di lasciarmi sola in un cantuccio del vostro palazzo per pregare.
      - E non essendo divota?
      Bambina sorrise dell'interruzione, e ripigliò:
      - Ahimè! non essendo divota, oso dimandarvi in grazia di apprendermi come si parla ai re.
      - Ai re, è una cosa; a Ferdinando II, è un'altra. Vi dirò dunque in vettura come avrete a comportarvi con quella maestà.
      Un'ora dopo, un coupé colle bendinelle abbassate, senza stemmi, col cocchiere senza la livrea del principe, volava lungo la strada di Toledo verso Capodimonte.
      A quell'ora stessa, il padre Piombini si recava da lady Keith, per accattare uno sguardo di Bambina e respirare l'aria imbalsamata dal fiato di lei; e Don Diego, il disgraziato Don Diego, passava per le prove più spaventevoli della sua vita.
     
     
     
      XVIII.
     
      Diamo un tonfo nell'inferno.
     
      L'ho detto: Don Diego era stato arrestato alla dimanda di monsignor Cocle. Don Domenico Taffa vedendo i suoi progetti rovesciati, aveva dato a credere al confessore patentato di Sua Maestà, che il prete provinciale li aveva corbellati ed aveva gittata sua sorella nelle braccia del padre Piombini.
      Monsignor Cocle aveva di già dell'odio cumulato contro il gesuita, cui si proponeva al re come direttore della sua coscienza reale, meno male in fama che l'attual direttore.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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