Don Diego traballava sulle gambe. Il commissario lo fece sedere e gli disse:
- Rimettetevi.
Don Diego si assise un istante per dare equilibrio alla circolazione del suo sangue, poi si levò di un tratto ed esclamò:
- Mille grazie.
- Voi sapete perchè vi hanno arrestato?
- No, signor commissario. Io non lo sospetto neppure.
- Voi cospirate per rovesciar la dinastia e cangiar la forma di governo.
- I miei accusatori hanno mentito.
- Abbiamo delle prove.
- Vogliate dunque schiacciarmene. Ma io dichiaro innanzi tratto che voi non potete averne, ovvero che codeste prove sono false.
- I giudici della Corte Criminale statuiranno sul loro valore. Quanto a noi, la loro validità ci sembra assoluta. Si tratta solamente adesso di sapere da voi quali sono i vostri complici.
- Non cospirando io stesso non posso avere dei complici.
- Tutta la vostra vita di prete e di suddito, pertanto, è un'accusa. Voi siete stato interdetto dal vostro vescovo; voi siete fuggito dal vostro contado.
- La mia interdizione è stata violenta, arbitraria, iniqua, ma di carattere puramente ecclesiastico. I vescovi non sono infallibili, e monsignor Laudisio vive di denunzie. Io ho lasciato Lauria perchè, dopo un simile colpo di fulmine, non potevo più viverci.
- Tutti i vostri amici, tutte le vostre relazioni sono in ostilità collo Stato. A Lauria, il conte di Craco; qui, suo figlio, il barone di Sanza, il farmacista di Foria, il marchese di Tregle...
- Da prima non ho amici, signor commissario. Il conte di Craco è stato il mio protettore, ha comperato la mia casa ed il mio giardino.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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