Io aveva rifiutato un compenso in denari da quel povero religioso; e si redense con quei regali. In ogni caso se coloro, che asseriscono adesso che le casse contenevano delle armi, ebbero questo sospetto allora, perchè nol parteciparono alle autorità quando era tempo di sorprendermi? Essi furono colpevoli quando si tacquero o sono infami adesso che inventano. Io non sono un trangugiatore di sciabole e di fucili, come i cerretani da fiera; che avrei fatto di quelle armi?
- Le avete celate.
- Ebbene, fino a che non le si saranno trovate, io ho il diritto di proclamare ciò che la mia coscienza mi detta con alta fierezza: mi calunniano!
- Voi avete detto all'arciprete di Lauria: Monsignor Laudisio è una spia, ma non passerà guari e noi gitteremo fuori del regno codesta ed altre lordure: vescovi, ministri, esercito e re.
- Io aspetto che l'arciprete ripeta ciò in mia presenza, e che egli indichi dove, quando, in quale circostanza, in presenza di chi avrei io eruttato simili parole. Ah! signor commissario, mi credete dunque sì goffo, sì idiota, che avendo codeste idee e sì poderosi secreti, io me ne issi a prendere per confidente il più abbietto dei miei nemici?
- Voi siete scaltro in effetto.
- Ebbene, se voi mi fate l'onore di non credermi un gonzo, perchè prendete voi in considerazione codeste inette iniquità?
- Quando don Lelio Franco vi pose in condizione di dare dei buoni consigli ai suoi agenti, voi preferiste rifiutare l'impiego anzi che rischiarar quella gente sulle buone intenzioni del governo.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Lauria Monsignor Laudisio Lelio Franco
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