- Ancora una prova, ordinò il marchese di Sora.
II terzo sperimento fa fatto. S'infiltrarono delle cannucce acuminate tra la cornea e la carne nelle unghie delle dita di Don Diego.
Gli spasimi furono atroci.
Il silenzio di quell'infelice fu eroico. Confessando, lo avrebbero tutto al più condannato al bagno. Infrattanto, i suoi amici e complici dicevano:
- Don Diego Spani, parla; e' ci tradisce. S'incarcerano i nostri amici in seguito alle indicazioni ed alla confessione di quel prete infame! I preti sono sempre e dovunque gli stessi.
Il marchese di Sora dette l'ordine che il prevenuto fosse trasferito all'ospedale della prigione e vi fosse curato. Poi apparecchiò una memoria pel re, annettendovi i rapporti del commissario e del medico come documenti in appoggio.
Il re fu colpito dalla narrazione del ministro. Ei sembrò spaventato che dopo tanti anni di regime di clero e di polizia onnipotenti, spuntassero ancora nel suo regno dei caratteri così temperati.
Madama di Motteville diceva, che, ai tempi suoi, i mercanti stessi erano infetti dell'amore del ben pubblico.
- Ove andiamo noi, gridò re Ferdinando, se anche il prete, e dei tuoi preti, si mette della partita!
- Sire, rispose il marchese di Sora, noi andiamo al despotismo illuminato, che io sostengo nei consigli di Vostra Maestà.
Don Diego, convalescente, fu restituito alla libertà. Egli rientrava nel suo alloggio al punto stesso in cui Bambina si sedeva nel gabinetto del principe di Schwartzemberg.
XIX.
Ove si vede l'ultimo campione dei re d'una volta.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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