La testa aveva cosė un cotal che di capitello di una colonna di ordine corintio. I capelli tosati corti si rizzavano ostinatamente in tutti i sensi, - segno di pertinacia senza riflessione.
E' non aveva il famoso naso borbonico, indizio di razza come il famoso labbro austriaco degli Absburgo. Regolare alla punta, quel naso reale si conficcava bruscamente fra le due orbite e lasciava un cavo tra le due sopraciglie. La bocca era larga, semichiusa, arruffata agli angoli come per burlarsi dei melensi baffi che la orlavano, - baffi rari, sparuti, malesci, - segno di ferocia. I peli del suo viso erano altresė rari e duri come i sentimenti che gli spruzzavano dal cuore. La sua faccia grassa cadeva a cascatelle, lasciando dei solchi che non rifrangevano la luce. Di guisa che, quella pinguedine che d'ordinario esprime la bonomia spiritosa o stolida, in Ferdinando II addiveniva lugubre e burlesca come un ubbriaco che piange. Il mento avanzava e civettava di una fossetta; la quale, lungi dall'abbellire il sembiante, rassomigliava ad un buco restato lė da una cicatrice. Quel mento poi si sarebbe detto applicato alla faccia ad opera terminata, quasi come cosa obbliata nella formazione generale e quivi incrostato alla carlona, alla guisa di certi ornamenti dei mobili a buon mercato.
La testa si dondolava sul busto ed aveva un'espressione nel tempo stesso funebre e sinistra, sopra un fondo grottesco. Figuratevi Arlecchino rappresentante la parte di Amleto. Camminando ei si dimenava, o piuttosto le sue carni spongiose tremolavano, - altro segno di natura cattiva, quando questo fenomeno si osserva in un giovane corpo.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Absburgo Ferdinando II Arlecchino Amleto
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