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      Questo patriottismo fu addimandato codardia e calunnia ed ingratitudine! Imperocchè, egli è ben che si sappia, la fu una spavalderia dei garibaldeschi quella così detta allora viltà dell'esercito napolitano. I generali realisti, i quali ne sapevano lo spirito nazionale, non l'esposero, l'esercito, a pronunziarsi che in due circostanze, sul Volturno ed a Gaeta, ove fece sembiante di battersi per dare una cotale grandezza alla caduta della dinastia, - sul desiderio forse espresso dal conte di Cavour.
      Re Ferdinando passava riviste, quando non pregava. Egli era ostinatissimo in ciò che riguardava come suo diritto. Quindi lo si vide tener testa alla Francia ed all'Inghilterra riunite, nel famoso affare del Cagliari, e sbrancar note singolarmente audaci, - scritte tutte di suo pugno. Egli era il botolo nella razza canis dei sovrani. Non avendo alcuno istinto leale, diffidava di tutti, - al punto che, essendo piissimo, ed avendo un confessore reale titolare, e' si confessava a tre o quattro altri frati o preti, presi a caso, un po' dovunque, ove egli andasse. E' divideva e sperperava così la confessione de' suoi peccati. Di modo che la sua partita con Dio era in regola, ma alcun uomo non lo conosceva tutto intero.
      Ferdinando II era inesorabile, ma solamente pei crimini di Stato. Il sangue ed i gemiti del delinquente lo esilaravano, quelli del deliquente ordinario non lo allettavano.
      La sua istruzione era singolare per un re. Egli avrebbe potuto insegnare teologia al Collegio Romano; ma ignorava completamente la storia, il diritto pubblico, l'economia sociale.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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