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      Gustava al pane del soldato onde avere il pretesto di trovare il pane cattivo e far pagare agli appaltatori una forte ammenda, cui intascava. Canzonava volontieri i suoi ministri, ma per soggiungere con più famigliarità: "Padroni miei, voi rubate: fatemi la mia parte." Affettava una grande semplicità di vita, unicamente perchè le pompe reali, le feste, i balli, i pranzi, le caccie, si pagavano dalla lista civile. Non amò che le sue mogli; dapprima, perchè una ganza era per lui una superfluità, poscia, perchè la gli sarebbe costata denari.
      Tutto era reale nel suo regno; i lazzaretti, le fogne, il boia, l'ospedale delle donne pubbliche, - tranne il palazzo reale che fu dichiarato nazionale perchè occorrevano due milioni per ripararlo e mobigliarlo. Il debito pubblico esso pure fu dichiarato nazionale, - avvegnachè contratto interamente per pagare tre ristaurazioni borboniche, gli austriaci, gli svizzeri e mons. di Talleyrand, il quale prese 10 milioni per perorare la causa di re Nasone al Congresso di Vienna. Spirito pieno di taccole carattere falso e basso, tendenze sordide e feroci, sussiego militare da caporale avvinato, divozione interessata, - specie di usura fatta con Dio, - oltracotanza senza pericolo, ostinazione senza discernimento, cupidità senza scelta, assenza di gusto, di tatto, di finezza, di nobiltà di sentimenti delicati, di voluttà squisite, di vizii grandiosi, di virtù utili, di sapere politico, di fiuto dell'opportunità, di coraggio di uomo, di tenerezza cristiana, jattanza di forza fuori proposito, di dritto non contestato.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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