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      Tiberio espose lo stato delle relazioni del Comitato con gli altri comitati della Penisola, lo stato dell'opinione pubblica in Italia, le disposizioni dei gabinetti europei, - secondo una lettera epica di Mazzini, - il bilancio della cassa sociale, estremamente povera. Poi abbozzò la situazione degli spiriti nel regno, dietro le relazioni degli affiliati del Comitato centrale, e toccò due parole degli armamenti che si avevano potuto fare in quella penuria di quattrini, e delle comunicazioni con lo straniero che il Comitato aveva aperte. Presentò infine le proposizioni del Comitato su ciò che bisognava intraprendere ed osare per operare l'insurrezione simultanea di tutto il regno, al di qua come al di là del Faro. Questo rapporto, tempestato di frasi ampollose, raccolse l'approvazione generale.
      I delegati presero in seguito la parola, ciascuno alla volta sua, per sminuzzolare con più precisione gli affari delle provincie cui rappresentavano, e la discussione giunse a riassumersi in queste due proposizioni:
      1.° Bisognava uccidere il re, ciò che avrebbe servito di segnale all'insurrezione generale delle Due Sicilie, delle Marche e della Romagna?
      2.° Bisognava intraprendere una sommossa simultanea, nei capoluoghi di tutte le provincie, ovvero concentrare le forze rivoluzionarie a Napoli ed a Palermo e cominciare la rivoluzione dalle capitali?
      La seconda proposizione, discussa la prima, fu decisa nel senso sciocco, ed assurdo di cominciare la rivoluzione nelle provincie.
      Sulla proposizione del regicidio, le opinioni si divisero.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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