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      Passò un'ora. Sperò. Essi avevano forse rinunziato al convegno o lo avevano obbliato.
      Ahimè! povera fanciulla, no: eccoli che giungono.
      Sulla strada, di rimpetto alla finestra, vicino al muro che cinge la villa, nella penombra che produce il lampione a grande distanza, innanzi l'edicola di una madonna di villaggio poveramente rischiarata da una tisica lucerna, due persone si fermano corto e sbirciano intorno. E' sono venuti a piedi han lasciato la carrozza ben lontano, perchè Bambina non ne ha udito lo strepito. Un momento scorre, poi uno dei due uomini cava un zolfanello chimico in cera, l'accende e l'avvicina al suo viso per allumare il sigaro. L'altro cava di tasca una pezzuola bianca e la porta alla sua bocca.
      Eran essi: re Ferdinando e l'ambasciatore d'Austria.
      Bambina tenta di alzarsi. Non può; le gambe barcollano. Un secondo zolfanello è acceso; per la seconda volta la pezzuola bianca dà il segnale. Bambina fa uno sforzo potente sopra sè stessa e si precipita per le scale.
      La villa aveva una piccola porta, dal lato opposto al grande cancello, sul muro che serviva di parapetto e di riparo al giardino, in una stradella. fra due proprietà, dalla quale si discendeva dal Vomero a Chiaia per un cammino scorcio. Una piccola scala addossata al muro permetteva di discendere dal giardino nella strada, separati da un'altezza di cinque o sei metri. I domestici che si recavano a Napoli per le commissioni della villa, prendevano tutti questa via ed avevano perciò quasi tutti una chiave della piccola porta.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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