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      Io non nego però il merito del marchese di Sora.
      - Questo è incontestabile, certo.
      - Sire, in questo mondo non vi è di certo che le tasse e la morte. Però qualunque sia il merito del marchese, il colonnello Colini ed il marchese di Tregle non sono mica sì candidi da lasciarsene abbarbagliare e domare. Ora, delle due cose l'una: il colonnello Colini ed il marchese di Tregle sono complici del vostro ministro della polizia e tradiscono il loro partito, o il marchese di Sora è complice del colonnello e tradisce V. M. Il vostro ministro respinge naturalmente quest'ultima imputabilità. Ma siccome io non posso in guisa alcuna dubitare nè dell'intelligenza nè del carattere dei cospiratori, io mantengo la mia accusa: il marchese di Sora è un ministro sleale.
      - Ma allora noi siamo perduti! sclamò il re.
      - Vi domando scusa, sire. Il pericolo era certamente(33) grave ed immenso quando V. M. riposando con fiducia sul ministro, questi poteva scavarle sotto i piedi l'abisso, dandole a credere che V. M. camminava sulle rose. Ma adesso, che grazie alle rivelazioni interessate della piccola spia, V. M. è stata messa in guardia, il pericolo è scongiurato, io m'immagino.
      - Ed in qual modo?
      - Ma, in modo semplicissimo. E poichè la Maestà Vostra mi fa l'onore di dimandarmi il mio avviso, eccolo qui. E' bisogna far sembiante di credere senza riserbo alle spiegazioni date dal marchese di Sora, lodarlo, ringraziarlo come un salvatore, ricompensarlo ed assopirlo. Infrattanto è mestieri farlo sorvegliare attentamente e con sagacità, e controminare le sue mine.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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