Il re si allontanò per pregare, poi ritornò e disse:
- A Napoli, con abilità e mistero, dando alla punizione il marchio dei gastighi di Dio: il terribile e l'inatteso.
- Quelli che spiacciono al re non son essi nemici di Dio? Non mercè di sorte dunque.
- Ma di ciò a suo tempo. Per il momento, concentra ogni tua attenzione sul marchese di Sora. Ho degli ordini speciali a darti su questo soggetto.
Il re fece un segno. Il conte di Altamura s'inginocchiò, baciò la mano del re ed uscì.
La notte precedente, il colonnello Colini, il marchese di Tregle, il barone di Sanza e tre dei delegati delle Provincie erano stati arrestati. Essi lo sapevano. Il colonnello Colini n'era instrutto; perchè, come ho detto, era stato convenuto tra loro che il marchese di Sora, trovandosi in pericolo essendo scoverto per uno di quei casi imprevisti che accompagnano le cospirazioni, farebbe arrestare i suoi complici onde assopire la rivolta e salvarli poscia in un modo o nell'altro.
Il barone Colini aveva altresì contezza del mandato di arresto che il ministro della polizia portava sempre, tutto all'ordine, nel suo portafogli. Egli die' quindi sesto alle sue carte, rientrando dalla villa di lady Keith. Il marchese di Tregle fece altrettanto. Gli altri presero eguali precauzioni. Tutti si coricarono ed aspettarono. Alle tre del mattino essi erano tutti in gabbia, non nelle prigioni della polizia, ma nel castello S. Elmo, - quella magnifica fortezza che corona così pittorescamente il paesaggio di Napoli.
Il ministro spiegò al re perchè egli si fosse comportato in quel modo.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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