L'aria era pesante, densa; punto di vento. I gabbiani e gli smerghi non pigliavano posa. Malgrado però il rumore dei fiotti e l'animazione degli esseri viventi, si sarebbe creduto trovarsi immersi nella solitudine e nel silenzio.
- Il tempo è cattivo, osservò Fuina.
- No, rispose il più anziano dei marinai: e' porta il broncio, forse brontolerà un poco stanotte, ma nulla di serio. Il mare dorme al fondo. Fa un cattivo sogno e l'epidermide si corruga un tanto.
- Possiamo avventurarci alla traversata?
- Senza alcun pericolo. Non isseremo vela e forse arriveremo un poco più tardi: ecco tutto.
- Tutto?
- Tutto. Salite.
Il conte di Altamura dette ordine al suo cocchiere di venirlo ad aspettare allo stesso sito, l'indomani, alle nove, e s'imbarcò.
Il padrone aveva detto vero: le onde grosse, frante, capricciose, dettero loro non poco rovello, ma non si corse alcun pericolo. Nondimanco, le barche dei pescatori rientravano. Il canale di Procida è perfido e nasconde delle situazioni drammatiche imprevedute. Voi ammirate un lago pagliettato di oro? ad un tratto, la superficie dell'acqua si oscura, trema, fa brutto ceffo, si screpola, ringhia, ed il diavoleto comincia. L'è un mare nervoso, soggetto a degl'increspamenti interni. Non rotola desso forse, del resto, sopra un cratere vulcanico?
Bentosto si cominciò a distinguere l'isola. Bentosto si distinse spiccatamente quell'edifizio bianco, un dì castello reale, ora ergastolo. Due ore dopo, sbarcavano.
Fuina conosceva la terra. Ma l'avesse pure ignorata, il caso lo avrebbe servito con compiacenza: incontrò il comandante del forte con cui avevano a fare.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Fuina Altamura Procida
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