Pagina (296/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Imperocchè egli toccava la sua parte in tutte le operazioni di questa misteriosa potenza. Era mestieri pagare un livello così per ottenere un portafogli da ministro e trafficarne a suo bell'agio, come per vendere zolfanelli per le strade e raccogliere mozziconi di zigari.
      Un certo numero di guappi erano i collettori di questa imposta. E quei bravi appartenevano pressochè tutti alla polizia, in qualità di birri o in qualità di spie. I profitti filtravansi al ministero della polizia, donde prendevano il volo ascendente per arrivare fino al re, sotto il nome di risparmi sui fondi segreti, o dei famosi: ed i miei zigari? cui re Ferdinando dimandava in tutti gli affari, agli intraprenditori, alle regie, agli appaltatori, agli aggiudicatarii, ai ministri, ai vescovi, alle fabbricerie.
      Al bagno di Procida, la camorra prelevava la sua contribuzione sopra coloro che volevano vivere tranquilli, che avevano qualche fortuna più degli altri, che volevano essere esenti da certi servizi obbligatorii, che volevano godere dell'aria, della loro povera pietanza, del passeggio nella corte, del sonno, andare al parlatorio per vedere la moglie od i figliuoli, in una parola, fruire del dritto di vita cui la sentenza della Corte delle Assise aveva lasciato loro. I più determinati, i più disperati, i più facinorosi si appropriavano questo balzello di assicurazione, facendo, ben inteso, la parte del leone al comandante del bagno, al cappellano, ai carcerieri, al ministro della marina che portava i suoi risparmi a S. M. Laonde non si aveva più il diritto di lamentarsi di checchè sia, - neppure del nutrimento abbominevole e della lurida casacca gialla che gli appaltatori somministravano, gli appaltatori avendo pagato il loro balzello di franchigia ed acquistato il diritto di rubare impunemente quei miserabili.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Ferdinando Procida Corte Assise