Filippo llu guappo si era costituito capo della camorra nella sua camerata, in relazione coi capi delle altre sale. Gabriele aveva ricusato di far parte della camorra, ma lo si era esentato da ogni pagamento e da ogni servitù, conoscendolo capace di resistere ad ogni costo. I politici erano ammucchiati in quella camerata. Gabriele li avvicinava. Gli si era appiccato il soprannome di paglietta perchè aveva imparato a leggere ed a scrivere dal capellano del bagno, e perchè, in tutte le contestazioni, lo si consultava e lo si prendeva per arbitro. E' faceva tutto il bene che poteva, e si asteneva dal male cui avrebbe potuto rendere a quelle nature perverse, le quali accattavano brighe con tutti coloro che tentavano rialzarsi.
Ciò che chiamasi il male non è un prodotto sociale, ma un elemento naturale dell'universo, - di cui Iddio sarebbe l'autore ed il gerente responsabile, se Dio fosse al di fuori di questo universo ed altra cosa ch'esso stesso.
Gabriele e Filippo non erano amici al bagno più che non lo fossero stati nel mondo. Ma siccome Gabriele non opponeva ostacolo di sorta all'agente del conte di Altamura, e viveva in un circolo d'idee e di sentimenti al di fuori del bagno, Filippo non lo stuzzicava punto e nol provocava giammai. Più ancora, egli fece qualche sollecitudine per ravvicinarsi all'amante ora preferito di Concettella. Gabriele si tenne sul riserbo e mendicò la compagnia e la confidenza dei politici.
Ma anche in codesto Filippo gli antistava.
Come costui manteneva numerose relazioni al di fuori e si atteggiava a capopopolo, liberale, nemico dei Borboni, sospirando la Carta, - di cui ignorava il significato, - i condannati politici si servivano di lui per mandare i loro messaggi al di fuori e riceverne.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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