Pagina (298/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Come lo si comprende bene, questi messaggi, all'uscita ed alla entrata, passavano sotto lo sguardo del conte di Altamura. Filippo era ricco e generoso, ed i politici erano quasi tutti poveri. Egli era turbolento e feroce, ed i politici desideravano vivere in pace e non confondersi cogli altri. Filippo li proteggeva. E' divenne per conseguenza ben presto necessario a quest'aristocrazia dell'ergastolo e si fece amare da lei. Egli ecclissò dunque Gabriele anche in codesto.
      Un avvenimento decisivo doveva ravvicinarli.
      La mattina stessa che il conte di Altamura partiva da Napoli per venire a Procida, i forzati si sollazzavano nella corte, al sole di ottobre, - sì vivificante e salubre nel mezzodì. Gli uni davano la caccia agli insetti nei loro cenci gialli; gli altri passeggiavano; altri, coricati supini, guardavano nel vago infinito: questi parlavano, quelli fumavano, mangiavano, si querelavano. I politici in un lato, formavano un gruppo, intorno al quale Gabriele girava, in mezzo al quale Filippo diceva dei lazzi. Alcune figure sinistre e brutali restavano a parte o abbordavano gli altri con cinismo, sapendosi temuti.
      L'espressione generale di quei sembianti era l'indifferenza. E' sapevano tutti che per parecchi anni la terribile quistione del giaciglio e del pane quotidiano era risoluta per loro. La vita nel mondo era stata per costoro più miserabile, il pane più duro ed incerto, il covo più immondo. I legami di famiglia si spezzano innanzi ai cancelli della prigione. Si cangia di mondo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Altamura Gabriele Altamura Napoli Procida Gabriele Filippo