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      La parola sembra incolora, malgrado il fitto buio della tinta del gergo. La voce istessa perdeva la sua individualitą accentuata e diveniva un'eco monotona del tuono generale del bagno. Si vedevano degli occhi spenti fiammeggiare di un lampo e riestinguersi subitamente come un razzo che cade nell'acqua. Tutti si lamentavano. Nessuno accoglieva il gemito di altrui per addolcirlo, alleviarlo, o consolarlo. La conversazione era stupida come un dizionario. Imperciocchč se qualcuno ha un pensiero vivente, lo nasconde e lo rumina sul suo origliere, o lo susurra all'orecchio di un complice come un secreto. Al bagno non vi hanno amici: non si ha che complici del medesimo sovvenire o della medesima speranza: ieri o dimani! L'uomo che vive all'altra estremitą della catena che li lega, č un incubo spaventoso, abborrito, intollerabile; il bagno li fa gemelli della disperazione e dell'odio. Trascinare dietro a sč un altro quando si ha appena un me, gli č il supplizio di Mesenzio che ribadiva i vivi ai cadaveri. Non potere astrarsi, gli č un sentirsi vuotato di anima, espropriato di sč stesso. La vita, impantanata, di gią, diventa fetida e mortale. Malgrado l'aria aperta, si respirava male, ed un odore nauseabondo ed indefinibile si sprigionava da dovunque e da chiunque, - dalle mura, dai cenci, dai corpi, dagli sguardi, dagli aliti.
      I politici essi stessi subivano questa putrefazione del morale sotto l'abbiosciamento del fisico. Ciascun d'essi era accoppiato con la catena ad un condannato per delitto comune.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Mesenzio