Vide moltissime persone. Parlò con franchezza; ed avvegnachè spiato, e lo sapesse, non si celò. Egli aveva compreso immediatamente, trovandosi in contatto con la genia curiale romana ch'egli era arrivato a porto, che aveva attinto l'apice a cui potesse sperare, e che qualunque fosse la tesa delle sue ali, eragli interdetto d'innalzarsi più su. Egli era radicalmente incompatibile col mondo romano vaticanesco. Si sentì allora umiliato di aver covato tanta ambizione, d'averla per sì lungo tempo carezzata, per così poco. Egli si ricordava, arrossendo, la notte fantastica che aveva passata quando Bambina gli disse: Tu sei vescovo! povera diletta! promettere il cielo ed ottenere in iscambio uno steccadenti! Fortunatamente che....
Egli ruminava codesto, contemplando in S. Pietro la statua di Giove umiliata a rappresentare il principe degli apostoli. Il rumore di due grucce risuonando sulle lastre di marmo della chiesa gli fece volger la testa. Riconobbe il colonnello Colini, in compagnia di don Gabriele, l'ex-attore dei pupazzi e di un gesuita francese chiamato il P. Buzelin. Parlarono di arte, di religione, di politica. Don Diego sembrava ritenuto dalla presenza di quel gesuita, amico del colonnello, ma cui egli non conosceva. Non dissimulò pertanto il suo giudizio sulla basilica di san Pietro. Egli trovava che il berretto di Michelangelo era troppo grande per covrire il papato per la grazia dei re, quale era escito dal congresso di Vienna, - una Chiesa cattolica sotto la protezione e la sorveglianza della polizia e della gendarmeria dell'Austria.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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