Giammai creatura umana non sospirò tanto la morte per affrancarsi. La morte era una soluzione.
La sua innocenza le celava la gravità della profanazione materiale della sua persona. Ella non scorgeva nel pagamento del suo debito che un'idea vaga, indefinita, incommensurabile pertanto: la deflorazione morale dell'anima! Ciò aggravava la sua catastrofe e la spingeva alla disperazione.
Bambina infine era guarita. Si era alzata. Lo si crederebbe? La prima volta che uscì andò ad inginocchiarsi al confessionale del P. Piombini.
Ella non trovò nulla a dirgli; e non fu anzi che ascoltando la voce profondamente commossa del gesuita, il quale le domandava conto di sua salute, ch'ella si avvide ove fosse. Tremò e pianse. Il P. Piombini non le fece la minima allusione al suo amore. Bambina si limitò a ringraziarlo. Di che? Perchè? Eccoli alla quistione. Il gesuita ringuainò la sua logica e le disse per addio:
- Figliuola mia, attendo oggi o domani il risultato di una pratica gravissima che ho fatto. Domani sera, a mezzanotte, verrò a parteciparvelo. Ciò ci riguarda.
- A mezzanotte! sclamò Bambina. Ma Concettella è là.
- Che importa? rispose il gesuita. Quando si spianano delle montagne, - ed è questo ch'io sto facendo, - non si guardano i piccoli mucchi di terra che le talpe innalzano in un giardino.
- Ma che avete voi a dirmi!
- Nulla, in questo momento; perocchè io non sono sicuro di nulla. Forse una notizia inebbriante domani a sera. Verrò.
E senza aspettare altra risposta dalla giovinetta, il P. Piombini chiuse lo sportellino del graticcio ove era Bambina ed aprì quello del graticcio opposto per udire un'altra confessione.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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