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      La marchesa aveva investito Bruto di tutta la sua sostanza per irrevocabile donazione ed era andata a pregare il re di conferirgli e riconoscergli il titolo di marchese di Tregle. Ciò fu fatto. Il nuovo marchese tornò a Napoli dopo la morte della sua protettrice. Il colonnello Colini e don Gabriele, che abitavano di già la casa del dottore, ebbero le loro camere nel palazzo del marchese ed il loro posto alla sua tavola, come l'avevano nel suo cuore(42).
      Don Gabriele avrebbe potuto bellamente fare a meno di rappresentare le sue farse con i pupi nelle piazze di Napoli e nel teatro di donna Peppa. E' provò. Il primo giorno gli parve esser felice.
      Passeggiò per le strade di Napoli, dopo un eccellente asciolvere, le mani dietro il dorso, un bastone accoccato ad un bottone del suo soprabito, - il brigante si era accordato un soprabito color zucca, - andando a zonzo deliziosamente, gettando degli epigrammi ai passanti, dando la baia ai cocchieri di carrozzelle, entrando nei caffè e facendosi servire fuoco, acqua, ed il Giornale ufficiale gratis.
      Il secondo giorno ricominciò la storia, ma sbadigliò forte. Il terzo gli prese il ghiribizzo di andarsene in campagna, e trovò che il sole lo importunava, la polvere lo faceva starnutar molto, il canto delle cicale gli dava la nevralgia, il gorgheggiare degli uccelli era un'insipida invenzione del poeti.
      Rientrò la sera stanco, malcontento.
      Il quarto giorno si disse: ah! se dormissi? che cosa divina un letto comodo! Si coricò dopo la colazione. Le mosche lo tormentarono; le pulci lo irritarono; le zanzare gli dettero terribile rovello.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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