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      Concettella si spaventò, ma non sospettò neppure del suicidio della fanciulla. Ella si disse:
      - Ahimè! ci lamentiamo del dolore? ma no, è la gioia che uccide!
      Don Gabriele, non curò cavarla di errore.
      Il parroco che intravide forse la verità, si guardò bene dal farne motto. Imperocchè, denunziare la faccenda alla polizia gli era un consegnarle il cadavere; e non più cadavere, non più funerale, non più guadagni. Il santo uomo si tacque.
      Bambina disparve come una visione angelica: al risveglio nella realtà della vita! Ella era passata senza strepito, come i nobili e grandi sacrifizi. Forse, quando la sua agonia solitaria cominciò, quando il morsicare del tossico la contorse, ella agognò di avere al suo capezzale una figura amica, degli sguardi in lagrime, delle labbra che con il magnetismo della parola e del bacio l'avessero calmata. Morire prima dei venti anni l'anima assetata dell'incognito infinito dell'amore, in mezzo agli apparecchi della gioia che manca all'appello, morire sola, di sua mano, per distornare la folgore da un capo venerato, sotto le mine di tutti i disinganni, vedendo la felicità, come dal fondo della valle immersa di già nella notte si vedono gli ultimi raggi del sole arroventare i picchi delle montagne, morir così è spaventevole! gli è un morire del corpo, dell'anima, nel passato, nell'avvenire. Bambina sentì forse nel suo interno questo grido della vita che implorava grazia, intravedendo il vago immenso della speranza che si gonfiava e sollevava in lontananza.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Gabriele