Ritornò dunque in casa, deciso a recarsi nella sua diocesi il più presto possibile, onde esservi libero e sottrarsi alle vessazioni officiali.
La sua grande preoccupazione nondimanco non era nè il ministro nè il re. Che fare di Concettella? Egli l'amava. Egli l'amava tanto più adesso che la disparizione di sua sorella gli lasciava lo scorruccio e la solitudine nel cuore, il rimorso nell'anima, e che Concettella, maturata dall'amore, sviluppata dall'opulenza, illuminata dalla gioia interna, sicura dell'avvenire, elevata in una regione più siderale dello spirito e più accurata del corpo, era divenuta quasi bella ed appetitosa come il peccato. Lasciarla? giammai. Piuttosto rinunziare all'episcopato. Condurla con lui nella sua diocesi? quale scandalo! Quanti reclami di pinzoccheri, di invidiosi, di malcontenti! Eppur bisogna condurla. Maritarla al suo cameriere e prenderla in partibus? lasciarla affatto valeva meglio. E' tagliò le gomene. Abbandonò l'appartamento al vico Campanile, prese a fitto un alloggio a San Giuseppe dei Nudi, svestì Concettella della bernia disgraziata di monaca di casa e la presentò come sua sorella. Fra quindici giorni partirebbero per la Sicilia.
Tutto ciò, con l'aiuto di don Gabriele, fu sbrigato in due giorni. Il dì dopo e' dovevano recarsi ad occupare la nuova dimora, più pulita, più appropriata alla sua dignità. A Roma, egli aveva terminato il suo lavoro per il canonico Pappasugna ed aveva saldato il suo debito.
Quel canonico parve morire di gioia leggendo le splendide prediche che Don Diego aveva composte per lui.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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