Pio IX era un mito, non un uomo, un'insegna, o se vuolsi anche un'arma, non il desiderio o il feticismo di un potere anormale, l'approvazione di un governo impossibile. A questo nome, che doveva collegare tutti i partiti, la simpatia fu universale, e dal Faro al Tronto non destò che un grido solo ed uno slancio di entusiasmo.
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11. Questo assentimento unanime sbigottì il governo, perché in esso sentì la repulsione istintiva alle opere sue ed ai suoi principii. Incontanente un lusso di forze fu spiegato. Birri, gendarmi, soldati, preti, spioni furono messi in movimento. Le calunnie, il terrore, le suggestioni, le lusinghe, i nastri, l'oro furono adoperati per riuscire: e sopra tutti i mezzi la mitraglia, le galere, e la baionetta cieca e fanatica del soldato. I liberali furono chiamati assassini e banditi. La rivoluzione, presa così all'impensata e di tutto sprovveduta, facilmente fu vinta. La voce ne corse dovunque: il trionfo fu magnificato. Nessuno trepidò: solo si disilluse ognuno sul favore dello straniero alla libertà italiana, favore che era stato promesso da qualche diplomatico a Roma. La falange degli spioni, per darsi valore ed aumentare i guadagni, colorò di più vive tinte lo spirito ostile della nazione, la quale era pronta a sacrificar tutto per sottrarsi all'infame dominio. Si tentò apportarvi temperamento, e malgrado le contestazioni del ministro delle finanze Ferri, che dichiarava inviolabile il sistema delle imposte quella del sale fu diminuita di un terzo, quella del macino abolita del tutto.
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