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      Questa misura, che si calcolava dovesse eccitare un entusiasmo universale nel popolo, fu accolta freddissimamente. Giungeva troppo tardi, accordava molto poco. E benché le classi povere ne fossero assai sollevate, esse non mostrarono alcuna simpatia o riconoscenza al benefizio. Era una giustizia lungamente ritardata, inspirata dal terrore non dall'amore; era una conquista non un dono. Questa nobile fierezza del popolo fu una rivelazione per tutti: una rivelazione che ne empì di gioia e di stupore, vedendo che l'opera di evirazione di tanti anni nulla aveva profittato; mise il principe nella costernazione, obbligandolo a persuadersi che i popoli giammai e nulla obbliano di ciò che loro appartiene, e che l'istinto non si adultera, giusta quella sentenza di Bossuet: il n 'y a pas de lois contre le droit, et si longues que soient les proscriptions elles ne prevalent jamais contre les vérités éternelles.
      Avendo scandagliato il calibro della volontà popolare la nostra energia radoppiò. La sollevazione di Calabria era stato un saggio senza speranza di successo; si pensò metter mano ad un'opera più grandiosa, ad un fatto più solenne. Si cercò di aggruppare le fila sparpagliate, fondere gli elementi difformi. Si adottò una divisa, un principio, una parola di recognizione, un grido di guerra. Le aspirazioni di libertà ben presto assunsero forma di cospirazione. Ed affinché si avesse potuto agire con sicurezza ed unità, si costituì un Comitato regolatore, nelle cui mani si deposero tutti i poteri, o, per meglio dire, s'impossessò di tutti i poteri per provvedere al movimento e dirigerlo.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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