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      La mattina del 27 gennaio quindi, verso le dieci del mattino, preceduti da bandiera tricolore e la coccarda tricolore sul petto, al grido di viva Pio IX, viva l'Italia, e viva la Costituzione, la manifestazione procedé dalla piazza della Carità, mentre altri gruppi di giovani fregiati dello stesso nastro venivan giù dalla strada degli Studii. Quel grido di viva la Costituzione fu un grido magico. Le guardie di sicurezza, parodia di guardia nazionale, lasciarono libero il passo alla processione trionfante. I balconi si coprivano quasi per incanto di una folla infinita di donne e di uomini. Le donne sventolarono le pezzuole e replicarono il grido; gli uomini discesero sulla strada per ingrossare le turbe. L'entusiasmo, la gioia, la determinazione, la sicurezza brillava in tutti i volti. Tutti avevano creduto che la Costituzione fosse stata subita dal re, e fecero a gara uomini e donne per festeggiarla! Il re, spaventato dal corruccio di tutta una città che si risveglia e si leva, si credette spacciato all'intutto. Accolse i suoi figli intorno a sé, chiamò la moglie, i fratelli, il servidorame più fido e si accinse a morire forse, ma in mezzo alla rovina di tutti. Il generale Statella ebbe ordine di far spazzare le strade dall'artiglieria, percorrerle al galoppo dalla cavalleria, e mietere alla cieca, e nessuno risparmiare. Ma quale non fu lo stupore e lo sbalordimento del generale, mettendo il piede sulla piazza della Reggia? Aveva creduto affrontare un numero più o meno grande, un partito; e si trovava di rincontro a tutto un popolo.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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