Se noi fossimo stati uniti, concordi, rassembrati sotto una bandiera, spinti da un principio, re Ferdinando non avrebbe macchinata e consumata quella serie senza numero di tradimenti che han perduta l'Italia ed oggi stesso ne rassodano la schiavitù. Se avessimo formato un popolo solo, un popolo compatto di otto milioni, un popolo intero e nel suo vigore di voglie, corroborato dalla scambievole energia come le due scintille che formano il fulmine, l'uno suffulto dall'altro, con la coscienza entrambi della propria forza, chi avrebbe osato stuprare la sovranità di questo popolo, e tentare il bombardamento di Messina ed il saccheggio di Napoli? Adesso il sacrifizio è consumato, ed è iniquo e puerile rimbeccarci a vicenda le comuni sventure: ma il passato ci faccia dotti dell'avvenire. Un vecchio scandinavo, un guerriero, dimandato un giorno se credesse piuttosto in Odin che in Cristo, nell'Edda piuttosto che nel Vangelo, rispose: "io credo in me". Io credo in me! deve essere il motto di ordine della nuova rivoluzione d'Italia. Io credo in me!
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21. Pubblicatosi lo statuto, re Ferdinando e gli alti funzionarii lo andarono a giurare nella Chiesa di San Francesco di Paola. I soldati lo giurarono anch'essi. Ma mentre gli si faceva sacramento, si progettava lo spergiuro e si cospirava. La vecchia macchina governativa era stata smantellata, ma non si badava niente affatto ad organizzare la nuova. Il reggimento della monarchia assoluta si aboliva con l'atto del 29 gennaio: il reggimento costituzionale, dopo un mese di esistenza, non s'incarnava ancora.
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