In una parola, la camera dei pari era un inutile fardello, un attentato alla sovranità nazionale, una mostruosità, un'appendice dell'usurpazione monarchica. Il popolo tutto l'abborriva. Il ministero quindi, col programma del 5 aprile, promise raddrizzare questi storpii, e vi pose mano. La legge elettorale fu profondamente cangiata: il diritto di suffragio esteso ad un maggior numero di cittadini, e sottratto all'influenza del campanile: la parte intellettuale riabilitata interamente. La quistione dei pari aggiornata per la sua soluzione finale: provvisoriamente aggiustata sì che dei pari cinquanta solamente ne scegliesse il re, sul resto pronunziasse il popolo. La camera dei comuni nasceva portando seco il mandato di rivedere e sanzionare lo Statuto; di svolgerlo anzi. - Così messe le cose, restituita all'interno la confidenza, la lealtà, la libertà; all'esterno la dignità nazionale partecipando alla salute ed alla redenzione d'Italia, il popolo sperò, e senza mormorare accettò pure la sovrimposta di un dodicesimo, che, destinata alla spedizione di Lombardia, fu quasi generalmente pagata con anticipazione. Inoltre il corpo della gendarmeria, viziato dalle corruzioni e dalle blandizie del suo capo Delcarretto, si era reso esoso al popolo, il quale per la prima parola pronunziata dopo la rivoluzione ne aveva fulminato l'interdetto. Esso stesso domandava dissoluzione e riforma, e, per riabilitarsi, insisteva di andare in Lombardia a ricevere un battesimo di sangue croato. I liberali, o perché non fidassero in gente da lungo servaggio demoralizzata, o perché meritamente avessero troppo alta idea del sacerdozio del soldato, che combatte per la libertà e per l'indipendenza della sua patria, non vollero affidata a birri la santa bandiera tricolore.
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