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      La rivoluzione è una poesia grandiosa, un poema in azione: e basta l'entusiasmo per darle la vita. La scienza difficile è organizzarla, incarnarla, immedesimarla alla società; in una parola, la scienza difficile è consumarla in tutte le conseguenze logiche del suo principio. Per ciò fare non basta l'ingegno e l'anima, ci vuole il genio: non bastano Mazzini e Kossuth, ci vogliono Bem e Garibaldi. La vita sociale entra in un'atmosfera straordinaria: le regole consuete quindi, se non sono irrazionali, sono inefficaci. Nelle rivoluzioni la regina della festa è la temerità. Guai a chi parla di transazione: guai a chi delira conciliazione! Queste due malattie dell'anima e della società diventano allora mortali. Se vi arrestate un istante solo nella corsa per respirare, l'antagonista vi passa sul corpo e vi schiaccia. Quale era la situazione di Calabria nel giugno 1848? Quattro corpi di soldatesca occuparono Reggio, Monteleone, Castrovillari e Rotonda. Gli uomini della rivoluzione allogarono loro di fronte quattro corpi di milizia cittadina. I generali del Borbone non si mossero, e lasciarono fare, perché essi sapevano che la stagione delle messi approssimava, e quegli uomini non potevano restare lì a soffrire tutti i disagi della guerra, a cui non erano usi, mentre le biade deperivano. Lasciarono fare, perché essi sapevano il tesoro dei Comitati non essere pingue, e che fra breve non potendo più pagare le masse, le quali ne abbisognavano per alimentarsi, esse si sarebbero o sciolte affatto, o assottigliate di molto.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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