Si propose di fare una uscita notturna e di sorprendere Ducarne in Rotonda. De Simone assumeva la condotta della sortita, e ne garantiva il successo con i suoi bravi albanesi. Mauro si oppose e temperò la fiacchezza con la prudenza, l'inabilità col dubbio; e gittò su Ricciardi la responsabilità dell'inazione. In effetti le munizioni sovrabbondavano a Cosenza, mancavano al campo. Questo cumulo di pretensioni, d'inezie e di tradimenti produsse il suo frutto e presto. Una notte Eugenio de Riso arriva al campo mentre tutti dormivano, e s'introduce nella tenda di Agamennone. Questo eccellente giovane era partito da Monteleon
e per riscaldare Ricciardi, attiepidito e perduto nel laberinto della segreteria. I rivoluzionarii di Catanzaro insistevano fieramente di finirla in un modo qualunque, perché eglino non potevano tener oltre. Domandavano di risolverla con Busacca, onde avere rinforzi ed attaccar Nunziante, a loro di gran lunga superiore ed in numero ed in qualità di armi. Ricciardi che non comprendeva più nulla, e nulla più poteva sul comandante siciliano, accompagnò il De Riso al colonnello Longo, e diresse entrambi al Ribotti onde rompere gli indugi e pigliare una determinazione. Giunta questa deputazione a Cassano, i siciliani, che ardevano anche essi di battersi, scossero la pigrizia del Ribotti, e si conchiuse che al doman l'altro eglino avrebbero attaccato Castrovillari da un lato, e che una squadra, partita da Campotenese, lo avrebbe attaccato dall'altro. De Riso portò al campo questo accordo, e la notte stessa, un corpo di tre in quattrocento uomini, condotti da Mileto, s'incamminò alla volta di Castrovillari.
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