Questa fossilizzazione dell'intelligenza provocò la riforma. Il concetto di Lutero non fu nuovo: lo scisma non fu alemanno. L'iniziativa di questo pensiero appartiene a tutto l'occidente cattolico, e può riattaccare la sua filiazione alle sorgenti stesse del cristianesimo; cominciando da Ario e Pelagio, ed arrivando agli albigesi, ai valdesi, ai lollardi ed a tutte le eresie dei mezzi tempi fino ai primi tentativi della rinascenza, quando Campanella e Savonarola in Italia, Wiclef in Inghilterra, Giovanni Hus e Girolamo da Praga in Boemia si fecero i precursori di un movimento di reazione al pontificato, movimento di cui Lutero fu il continuatore e Calvino l'apostolo vero. Quest'ultimo dette alla riforma quelle proporzioni intere e razionali, cui, sia per le circostanze dei tempi, sia per la necessità di transigere, sia per adulare la monarchia che lo appoggiava, Lutero non aveva osato darle. Calvino distrusse il cattolicismo nelle sue forme esteriori, e lo tornò alla severità dei suoi incunaboli: consacrò lo spirito di esame e di rivolta contro l'autorità del passato e della rivelazione, e gl'impresse lo stigmata dell'indipendenza repubblicana. Il pontificato vinto, svelato ed impotente a combattere con le armi della ragione, alle eccitazioni del potere monarchico, ai roghi dell'inquisizione aggiunse un'armata, la quale per la corruzione, per la perfidia e per le transazioni sotto qualunque forma e per qualunque maniera, doveva tornarlo in autorità. I gesuiti sursero: ma il gesuitismo originò la filosofia del XVIII secolo, che portò l'impronta del radicalismo religioso e del radicalismo politico.
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