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      Questi baluardi sono i figli di una madre stessa, che allora solamente potranno godere della loro individualità, quando, sotto il protettorato russo spoglio del principio alemanno impiantatovi da Pietro il Grande, spoglio dell'autocrazia, si saranno sottratti all'occupazione straniera dell'Austria e della Prussia, per essere nazioni libere e federate. Noi quindi pensiamo che nella coscienza di Niccolò non era di assoggettare l'Ungheria all'Austria, perché ne vedeva l'impossibilità, perché sapeva che l'Austria, dopo seicento anni di possesso, non ha potuto cancellare neppure un tratto del carattere dell'Ungheria, della Boemia e dell'Illirio. Il suo pensiero intimo si è rivelato, quando i suoi uffiziali del genio hanno inviato a Pietroburgo le carte topografiche le più dettagliate delle posizioni del paese. La sua crociata era una pruova, era uno sperimento; voleva mettere in contatto i due popoli, per vedere se la loro consanguineità si fosse fatta sentire, se la simpatia di razza li avesse rapprossimati. Il saggio fu imprudente dalla parte di un autocrata. Quando il soldato russo seppe dal contadino ungherese che l'aristocrazia magiara aveva abbandonato a lui una metà delle sue proprietà, abolita la servitù, ed accordata libertà ed uguaglianza a tutti, una subita luce si fece nel suo intelletto; e quella luce sarà feconda di una rivoluzione non lontana. Furono i soldati che tornavano dall'Alemagna e dall'Italia che strangolarono Paolo. La manifestazione di questo nuovo spirito nel soldato russo rovesciò i piani dello Czar, e cangiò in tradimento l'atto che Gorgey aveva forse pattuito sotto ispirazioni patriottiche.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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