Strumenti implacabili e ciechi di costoro sono un Navarra che vantasi aver segnate tremila condanne di morte, nel non lungo periodo delle sue funzioni di magistrato; un Peccheneda, reliquia di polizia, che afferma arrestare di propria mano suo padre, se qual liberale lo sospettasse; un Landi che trovava Delcarretto democratico ed umano; un Angelillo che crede aver perduta la giornata in cui non invia qualcuno al supplizio; un Longobardi il cui nome è tutta un'infamia, e non puossi pronunziare senza un fremito involontario di raccapriccio, di terrore, di schifo; un Busacca, uno Statella, un Nunziante, un Vial e non so quanti altri che hanno da tempo molto rinunziato a qualunque rispetto di pubblico pudore. Sotto la pressione di tale genia il ministero opera o convalida le opere altrui. Per primo atto di governo s'impose loro di prorogare la Costituzione. Il Fortunato con accorgimento distornò quest'atto inutile ed intempestivo. Costituzione non esiste di fatto; anzi giammai despotismo ebbe attuazione più estesa, e consacrazione più spaventevole. La Costituzione fu seppellita sotto le barricate del 15 maggio: ma questo spettro li perseguita, li affascina, li comprende tutti di paura, è una minaccia sospesa sempre sulla loro testa a guisa di una mannaia pronta da un giorno all'altro a cadere. La Costituzione! essi fanno scorrere bande di sicarii per le provincie, e violentano il popolo a firmare petizioni per abolirla: essi ne puniscono di galera la sola parola. Stolti! e ne vogliamo noi forse della vostra Costituzione?
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