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      Dopo la campagna - campagna di gambe, campagna di fuga davanti all'esercito francese - Pietro Colini si trovò a mala pena sergente, sebbene i suoi atti straordinari di valore gli avessero meritato venti volte la spallina di ufficiale.
      Pietro seguì l'esercito francese, quando abbandonò Napoli nel 1799 e traversò le guerre del Consolato e dell'Impero.
      La famosa esclamazione di Chambronne pronunziata, Napoleone relegato a Sant'Elena, i Borboni di Francia non seppero più che farsi di un esercito. Pietro Colini raccolse allora tutto ciò che gli restava dei membri del suo corpo e ritornò a Napoli.
      La patria era stata abolita. I fedeli napoletani se ne andavano in brodo di giuggiole davanti ad un re per la grazia di... Talleyrand. Ora che cosa un re consagrato inviolabile ed adorato, sbocciato dall'uovo divino del Congresso di Vienna, avrebbe mai potuto farsi d'un invalido? Ahimè! codesto invalido non era buono a nulla, neppure a fare il ciabattino: la sua mano sinistra era restata nei ghiacci di Mosca. Non a far il corriere; una palla a Waterloo gli aveya forato lo stivale dritto ed il suo contenuto. Non lo si poteva neppure arruolare, qual veterano, nel corpo delle spie di Stato: il Re legittimo non voleva saperne di lui.
      Ma Pietro Colini che dal suo lato era logico come Satana, ricordandosi del suo ex-gesuita, rispose: Nego minorem, e si trovò buono ancora a qualche cosa. Gli restava, per esempio, la lingua per gridare, la mano dritta per sferzare, la memoria passabilmente imbrogliata, e la infingardaggine la più volontaria, che l'è mai sempre la più completa.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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