Pagina (12/267)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Poi un armadio, con un battente rotto(1), appoggiato al muro, alcuni libri, delle bottiglie e dei cocci da cucina. Ma tutte queste cianfrusaglie erano vecchie, sudicie, sformate, ammaccate. Domandavano la giubilazione, o almeno la mano d'una donna, quella mano che dà vita, luce, gioventù, sorriso a tutto.
      La donna è l'aurora: illumina.
      Il sergente portava un abito borghese, un paio di brache molto vecchie d'un panno un dì turchino, un panciotto nero abbottonato fino al collo, che era senza cravatta, e, sopra tutto ciò, una casacca della stoffa di cui si fanno le tonache i Cappuccini. Sul capo, per bizzarria, un berretto greco.
      Il tutto, vergine di spazzola, ed infetto dell'olezzo del tabacco.
      Tre cose si trovavano successivamente nella bocca del sergente: la pipa, una bottiglia di alcool e una parola d'impazienza in una lingua qualunque d'Europa. I suoi denti erano neri e solidi come chiodi. La faccia porfirizzata da macchie rosse e grigie. Due occhi rossi gli sprizzavano dalla fronte, come due carboni accesi. Una selva di capelli, grigi, indomabili, irti, si rizzavano sul suo capo come le ciocche di Medusa, non risparmiando che la fronte, alta, senza una ruga, pura, liscia come quella di una ragazza.
      Due orecchie enormi s'incollavano come due coccarde agli orli laterali del suo berretto frigio. Aveva il mento della bontà e le labbra della voluttà. Se i patimenti, le privazioni, le fatiche, i liquori forti, i pensieri, i dubbi, l'infinito sarcasmo, che solcano di rovine le anime ed i sembianti, non avessero devastata quella figura maschia e serena, il sergente sarebbe forse stato ancora un uomo passabile.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





Cappuccini Europa Medusa