Mastro Zungo, malgrado le sue mille ed una debolezza, sapeva all'occorrenza mostrare del carattere. Ma, quando una dozzina di bicchieri di vino ballava nel suo stomaco, era ostinato e brutale e non ammetteva risposta ai suoi ukasi.
Ora, siccome il fatto dei bicchieri di vino si riproduceva spesso e non si manifestava alla bella prima con dei sintomi particolari, Egidia e Bruto si guardavano bene dal contraddirlo, perchè nella collera il barbiere abusava dei suoi pugni. Finito di desinare, mastro Zungo fece segno colla mano che nessuno si alzasse da tavola e parlò.
Lo si sarebbe detto il destino.
- Avendo consultata la tua fede di nascita, signor Bruto, e avendo trovato che hai diciotto anni; avendo consultato il registro dell'imposta fondiaria ed osservato che la nostra casa non occupa nessuna pagina di quel libro d'oro; avendo rovistato nella nostra cassa e non avendovi che 150 ducati, sola riserva della mia vecchiaia e di quella di codesta devota strega di tua madre; udito il parere del maestro di scuola, dell'arciprete, del notaio, della levatrice, del pizzicagnolo nostro vicino e di compar Gregorio, il fornaio... abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue: 1.° Che tu, signor Bruto, debba studiar la medicina; 2.° Che partirai per Napoli ed andrai presso di tuo zio, sempre affettuosissimo nella sottoscrizione delle sue lettere; 3.° Che questa partenza avrà luogo fra otto giorni, signor Bruto, e che tu, vecchia bigotta di Egidia, non farai nessuna osservazione.
- Partirà fra otto giorni, signor Bruto, e la vecchia bigotta di Egidia non fiaterà motto, rispose l'imperturbabile giovanotto, parodiando la voce ed i gesti di suo padre e pulendosi il naso col rovescio della mano.
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