Quello sguardo rifletteva un'anima.
- Scusate, disse alla fine Bruto arrossendo. Ero distratto e preoccupato. In realtà vengo qui per domandare notizie di cotesta Giuseppina.
- Se desiderate l'imperatrice Giuseppina, la moglie di Bonaparte, ve la presento all'istante. Io, piccino mio, non ne conosco d'altre.
- Quella che io cerco è una persona seria, rispose Bruto. Ella abitava questa camera nel 1814.
- Se non avete notizie più recenti, caro amico (rispose l'uomo dai legumi, cui tagliuzzava e ficcava nella marmitta), vi consiglio di dirigervi al diavolo o alla polizia.
- Al diavolo sì, se me ne date l'indirizzo; alla polizia, no.
- Hehm! pare che non siamo molto in buona colla polizia. Non monta; che Dio la soffochi ed allora crederò in Lui. Ma veniamo alla Giuseppina del 1814. Parlate sul serio, piccino?
- Leggete questa lettera, rispose Bruto, dandogli la missiva del veterano.
Don Gabriele fissò i suoi sguardi sopra Bruto come un uomo che risponde ad una provocazione, poi aggiunse freddamente:
- Più tardi! Non è necessario che io legga ora la vostra lettera. Lasciatemi dirvi anzitutto che io abito questa camera da nove o dieci anni e che prima di me era occupata da uno studente abruzzese, che è tornato al suo paese. Dalla cantina al tetto tutti i pigionali della casa si son cambiati quattro o cinque volte dal 1814 in qua, ed i più vecchi datano da tre anni. Se desiderate notizie di questa comare, credete pure che, per Dio, non è qui che le avrete. In ogni caso domandate....
- Gli è inutile, poichè non ne sapete niente.
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