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      Infine le tortorelle caddero sopra le ginocchia della bella cucitrice che stava là di faccia, ad uno stender di braccio. E, miracolo ancora più grande, in mezzo a questo cataclisma, a questo sbaraglio nel domicilio del sagrestano, vedesi Tartaruga che, un bel mattino, colla granata alla mano, ripulisce, raschia, spazza e arriva fino a lavare i mattoni del pavimento; la finestra è aperta a due battenti; il sole, un bel sole dorato del mese d'agosto, inonda in pien meriggio le due stanzette.
      Due giorni erano bastati a questa metamorfosi, preceduta da un Waterloo. Chi l'aveva operata? Bruto - quel Bruto, che si era rivelato sotto la parola del burattinaio, che gli aveva detto: "Farò un dramma," a cui egli aveva risposto: "Ho un'idea ancor migliore."
      - Un'idea migliore! corbezzoli! bisogna trovarla, giovinotto.
      Bruto non s'era recato a scuola. Andò girandolando sulla riva del mare, alla Villa Reale, sulle colline, al chiaro di luna; perchè aveva sentito dire che le idee poetiche non fioriscono che là e che altrove non germogliano.
      Il fatto è che questa idea promessa, non l'aveva trovata. Aveva fantasticato d'una Giuseppina idiota per introdurla in un dramma e aveva finito col pensare al sergente e che sarebbe stato felice di potergli scrivere un giorno: "Vieni, sergente, la tua Giuseppina è duchessa... o serva di un notaio," non monta.
      Non avendo trovato l'idea al chiaro di luna della Villa Reale, Bruto restò in letto il giorno dopo, nella speranza che essa venisse alla luce del giorno più comodamente sul suo magro lettuccio.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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