Aveva una benda di seta verde sull'occhio sinistro; balbettava, zoppicava e sopra una faccia troppo matura, sfoggiava un paio di mustacchi neri, che prendevano a gabbo i suoi capelli grigi. Portava brache di cotone quondam azzurro, una giubbetta di velluto di cotone una volta nero, una cravatta di cuoio a mo' dei soldati, un panciotto di piqué, una volta giallo, a punte scure e un copricapo che tirava al rossiccio pei lunghi servigi prestati.
Questo personaggio salì la scala mandando una quantità di sospiri e trascinando la sua gamba dritta con visibile stento. Malgrado ciò, arrivò senza accidenti al settimo piano, e si fermò sul pianerottolo per prender fiato. Si trovò di faccia ad un uscio aperto ed in mezzo ad un monte d'immondizie.
Nella stanza una donna scopava e rimoveva le spazzature dalla scala. Era alta, magra come il San Girolamo del Domenichino, coi capelli grigi, sucidi, che s'abbaruffavano sopra una testa, del resto, fina e scoverta. Era vestita alla grazia di Dio, se si può chiamar vestito quel brandello di gonna che le arrivava a mezza gamba. Aveva i piedi senza calze, in una sorta di pantofole; una camiciuola di calicot denunziava l'assenza della camicia, che stava infrattanto asciugando alla finestra.
Quella donna aveva la schiena voltata e brontolava sola sola.
L'uomo gettò un'occhiata nella stanza ed osservò dietro un paravento, tutto stracciato, un giaciglio che faceva le veci di letto; presso alla finestra, due seggiole, di cui una serviva di tavolino da lavoro a qualcuno che attendeva a cucire ed a ricamare e che non era là in quel momento; poi altre due seggiole che davano una smentita a tutte le leggi dell'equilibrio; un vecchio armadio di legno bianco, tutto sucido, sopra il quale v'era una mezza dozzina di tondi rotti o screpolati.
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San Girolamo Domenichino Dio
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