Questa risposta non soddisfece punto don Gabriele, ma egli ebbe l'aria di contentarsene, sapendo che, quando la cosa verrebbe ad una conclusione, il primo consultato sarebbe lui e che allora potrebbe dire la sua opinione. Soltanto vedeva con dispiacere che i tremila ducati di don Noè toccavano il fondo. Ora don Gabriele avrebbe voluto economizzare per Bruto almeno di che vivere un anno o due, onde aspettare tranquillamente i clienti.
Dieci giorni dopo che Bruto s'era stabilito nel suo nuovo appartamento, arrivò il colonnello.
Don Gabriele e Bruto s'erano concertati di nascondergli ciò che sapevano di Giuseppina e di Lena fino al momento in cui sarebbero sicuri di potergli raccontare qualcosa che non fosse un immenso dolore o un'immensa sventura.
Strappare Giuseppina dalla tomba, dove il colonnello la credeva discesa, per gettargliela nelle braccia incarnata in quella Serafina, la sarebbe stata davvero una cattiva azione. Restava Lena; bisognava cercare di salvare questa ragazza e sottrarla a sua madre. Bruto ci pensava.
Lena era sul punto di rappresentare una parte in una nuova commedia ai Fiorentini; passava le mattine alle prove. Quando non c'era nulla a fare al teatro, restava a casa a lavorare. Bruto la incontrò due o tre volte, come per caso, ma non potè parlarle, perchè c'era sua madre. Non osava interrogare i vicini per non destare sospetti. La sua tutela era, dunque, poco efficace. Don Gabriele, occupato del tramestìo dell'ammobiliamento della casa nuova, non aveva avuto tempo di aiutare Bruto; e le cose erano a questo punto quando arrivò il colonnello.
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