La verità è che il personaggio, che abbiamo intraveduto nel precedente capitolo, non era nè barone nè conte, che non era neppur Ruitz, ma Luitz e che Llamanda era una parola di cui amava poco l'ortografia e la pronunzia. Ciò che aveva indotto questo onorevole teutono a darsi questo feudo in Ispagna e a permettersi questa leggera alterazione ortografica nel suo nome, era stato uno scherzo della regina Urraca, spagnuola, la quale una volta aveva detto che bisognava bene che un giorno o l'altro lo facesse barone, perchè egli le ricordava il conte Ruitz de Llamanda, il suo portatore di torce ufficiale ad Aranjuez. Ora, Jacob Luitz, avendo una religiosa venerazione per la parola regale, considerò come bell'e realizzata la velleità augusta della regina e, senza aspettare le pergamene, si creò da sè stesso conte e barone.
E, poichè siamo in vena di svelare i segreti di questo grande personaggio, aggiungeremo che mastro Jacob non era altro, ahimè! che un embrione di groom del general Mach, quando l'imperatore Leopoldo inviò questo terribile soldato alla regina Carolina onde sbarazzarla delle petulanze della Repubblica francese. Dopo la partenza di quel guerriero, carico degli allori ben conosciuti, il piccolo Jacob restò a Napoli ed ottenne dalla regina Carolina la grazia di essere impiegato fra i criador y cuidador de lebreles del re, uffizio che consisteva presso a poco nel battere i cespugli alla caccia per farne uscire le lepri.
Ma il re Ferdinando, avendolo un giorno preso in isbaglio per una lepre e regalatagli una carica di pallini nella coscia, lo nominò per compensarlo manteguero a Capodimonte.
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