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      Ora, avendo fame, si alzò per amministrargli una correzione che potesse sviluppare in lui l'organo dell'esattezza, sì necessaria per quel felice mortale che si dà alla carriera del servitore. Grog, - egli lo chiamava così - non era lì. Il marchese pensò che quel bellimbusto si fosse addormentato in una delle sue pantofole ed aperse le cortine sbadigliando.
      La finestra dava sul giardino, affatto solitario, dietro il quale passava una strada deserta. Aprì la finestra; la giornata era magnifica, le farfalle svolazzavano sopra i fiori, dorati dal sole, sotto un cielo limpidissimo: e.... ad un tratto udì il rumore di una carrozza.
      - In questa Tebaide?
      - Sì, signor marchese.
      - E chi può essere la creatura perduta in queste latitudini?
      - Il signor marchese può guardare.
      E il signor marchese guardò.
      La vettura si fermò dietro al muro del giardino, proprio in faccia a lui. Egli non poteva vedere perchè il muro era troppo alto, ma poteva udire.
      - Che fortuna, marchese! Ecco che cosa vuol dire levarsi di buon'ora!
      Ed il signor marchese da quel giorno si alzò ad un'ora e mezzo; e fece bene. - Perchè? perchè.... lo vedrete.
      Stette attento e vide aprirsi una porticina nascosta fra l'edera; una donna profondamente velata passò per quell'apertura, chiuse la porta, attraversò l'angolo del giardino, che era protetto dai raggi del sole da un fitto pergolato, ascese la scala a chiocciola, che metteva in immediata comunicazione il giardino e l'appartamento del conte Ruitz de Llamanda, e penetrò nell'appartamento di questo degno gentiluomo.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





Tebaide Ruitz Llamanda